Cerca nel blog

SAN ANTONIO SPURS : una franchigia unita e vincente.


Quando si parla degli Spurs, almeno negli ultimi 18 mesi, la maggior parte dei tifosi italiani li
collega “soltanto” al Beli (non ce ne voglia il buon Marco).
Ma della squadra texana, e gli appassionati NBA e della palla a spicchi in generale lo sanno bene,
bisogna considerare almeno gli ultimi tre lustri di basket NBA.
Perchè, mentre le altre franchigie alternano stagioni vincenti e perdenti, cambiando roster e
staff tecnico con la stessa frequenza di un paio di calzini, gli Speroni sono sempre lì, a lottare per
le primissime posizioni ad Ovest e ad essere tra le favorite del Larry O'Brien.
Il motivo? Essenzialmente tre: RC ,POP e TD. Non sono sigle di qualche società massonica, ma
soltato RC Buford (General Manager), Greg Popovich (Head Coach) e Tim Duncan ( non saprei
come definirlo..simbolo?bandiera? Scegliete voi)
Non voglio star qui a scrivere di nude e crude cifre statistiche, quelle si possono reperire
tranquillamente nel grande oceano telematico.
Posso dire però, con certezza, che la sinergia,il carattere e le capacità dei tre citati sopra, ognuno
nel suo ambito, ha portato alla famosa “Spurs Culture”: difesa, gioco di squadra, responsabilità
individuale e collettiva.
Possiamo riassumerla cosi, ma c'è molto,molto di più.
Nel training center Spurs è riportato il seguente mantra:
<< When nothing seems to help, I go look at a stonecutter hammering away at his rock perhaps a
hundred times without as much as a crack showing in it. Yet at the hundred and first blow it will
split in two, and I know it was not that blow that did it, but all that had gone before.>>
All'incirca si può tradurre come
“Non è la singola picconata che rompe la pietra, è la somma di tutte le picconate”.
La frase è di Jacob Riis ( giornalista, sociologo e fotografo,nel 1890 pubblica How the Other Half
Lives, libro in cui racconta le condizioni dei bassifondi della società statunitense dell'epoca).
La citazione è il riassunto del lavoro che si svolge nel “laboratorio di Spursello” (cit. FB). La Spurs
Culture nasce da lì. Giocatori come Danny Green, Matt Bonner, Tiago Splitter, Patty Mills e Aron
Baynes ( massimo rispetto per ognuno di loro) in molte squadre forse non sarebbero neanche
dodicesimi nelle rotazioni, mentre a San Antonio sono parte integrante e fondamentale di un
gruppo,nel senso più autentico del termine.
E qui arriviamo al vero capolavoro della triade citata qualche riga più su. Unire giocatori di
culture e nazionalità diverse ( se non ricordo male: 2 australiani,2 francesi,1 italiano, 1 brasiliano,
1 argentino, 1 virginiano, 1 canadese) in un progetto vincente.
Probabilmente è questo uno dei (tanti) motivi per cui sono reputati vincenti e soprattutto
temibili quando si giocano le partite che contano.
Come dimostrato lo scorso giugno.
Mi fermo qui per adesso. Cominciano a scendere lacrime di gioia.
Alla prossima.

Tommaso Ranelletti