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Ritratti di Basket:Drazen Petrovic !

Drazen Petrovic nasce a Sebenico (piccola città portuale, appartenente alla Croazia, affacciata sul Mare Adriatico) il 22 ottobre 1964, secondogenito (il fratello maggiore Aza, tra le altre cose, disputerà una stagione – 1987-88 - con la maglia della Scavolini Pesaro, conquistando peraltro lo scudetto.. che enormi aspettative per quel cognome ingombrante!) di Jovan (familiarmente detto Jole) di professione poliziotto e Biserka, bibliotecaria (196 cm 91 Kg, indifferentemente playmaker e guardia tiratrice). Appena quindicenne esordisce (come riserva) nella squadra della sua città, Sebenico, dove permarrà per altri 5 anni. Nel 1982 trascina prepotentemente il minuscolo club in cui militava alla Finale di Coppa Korac (giocatasi a Padova) contro il Limoges, uscendone però sconfitto. Durante i suoi anni nelle giovanili del sopradetto Sebenico, era stato simpaticamente ribattezzato Kamenko (termine derivante da Kamen, pietra) per via del tiro non proprio mortifero. A suffragare questa scherzosa nomea di pessimo tiratore, vi è un ulteriore singolare aneddoto: il fratello maggiore Aza, al campetto di Via Preradovic, lo canzonava chiamandolo Fred (da Fred Flinstone) per le orrende mattonate che tirava verso il canestro! Forse indispettito dalle frequenti canzonature (o forse, più verisimilmente, sospinto dalla sua innata competitività e desiderio di affinare i fondamentali), si narra che un giovanissimo Drazen, prima di recarsi a scuola, tutte le mattine di buon’ora tirasse 500 tiri da tre punti! Nel 1984 si trasferisce al Cibona Zagabria (spronato dal coach Mirko Novosel e dal fratello Aza, che già vi militava), compagine con la quale giocherà sino al 1988. La celebre squadra croata, antecedentemente al suo arrivo, nelle competizioni europee vantava un disastroso bilancio fatto di 0 vittorie e 10 sconfitte. La potente lucentezza dell’astro nascente del basket europeo esplose fragorosa da subito. Durante la sua permanenza, il Cibona Zagabria conquistò 2 Coppa dei Campioni consecutive (1984-85; 1985-86), 1 Coppa delle Coppe (1986-87), 3 Coppe di Yugoslavia (1985 1986 e 1988), 4 Scudetti Yugoslavi. La prima volta che il sottoscritto vide Drazen Petrovic fu in occasione della Finale di Coppa delle Coppe del 1987 (disputatasi a Novi Sad con diretta televisiva), contro gli impotenti e sventurati giocatori della Scavolini Pesaro. La formazione croata conquisterà il titolo con il punteggio di 89-74. Per il sottoscritto (che cominciò a giocare – del tutto indegnamente – e seguire il basket dall’anno precedente) fu un folgorante innamoramento cestistico. Questo ragazzo che, con la caratteristica lingua penzolante, irrideva gli avversari con giocate e acrobazie straordinarie (altrettanto celebre il suo passaggio in volo da sotto le gambe), oltreché con un tiro letale e mortifero (dopo aver arpionato un rimbalzo si lanciava in contropiede e, dopo essersi arrestato sulla linea da tre punti, scoccava un tiro che, pressoché immancabilmente, si insaccava morbidamente). L’impressione che ebbi è che riuscisse a realizzare (con una facilità disarmante) tutto quello che ogni appassionato di basket sognava di compiere (in un clima scanzonato e non certo ai massimi livelli competitivi) su un playground. Al suo primo anno al Cibona si rese protagonista di una superba partita, entrata di diritto negli immortali Annali del Basket Mondiale. Il 5 ottobre 1985, nella partita tra Cibona e Olimpia Lubiana, Petrovic mise a referto 112 punti (30/40 da due, 10/20 da tre, 22/22 ai liberi). Irrealtà del basket! Chiuderà la stagione alla strabiliante media di 43.3 punti (aveva appena 21 anni!). Nel 1988, con un ingaggio principesco di 4 milioni di dollari l’anno, viene ingaggiato per una sola stagione (1988-89) dal blasonato Real Madrid con il quale conquista la Coppa delle Coppe (15 marzo 1989), ai danni della Snaidero Caserta di Oscar Esposito e Gentile. Dopo un tempo supplementare, il punteggio conclusivo reciterà 117-113 a favore dei madrileni, con Petrovic autore dell’ennesima mostruosa e inumana prestazione: 62 punti (12/14 da due, 8/16 da tre, 14/15 ai liberi). Alla luce delle suddette stellati prestazioni, è quanto mai azzeccato il soprannome affibbiatogli da Enrico Campana (caporedattore della sezione Basket per la gloriosa Gazzetta dello Sport), ovvero “Mozart dei Canestri”. Scelto al Draft Nba del 1986 da Portland (terzo giro, posizione 60), esordisce nella luccicante lega professionistica statunitense il 3 novembre 1989 contro Sacramento (10 minuti, 7 punti e 5 rimbalzi). Un ultimo curioso aneddoto (se ne potrebbero citare a bizzeffe): durante la regular season del 1993, Vernon Maxwell (soprannominato Mad Max, per il suo temperamento vulcanico e irrefrenabile) guardia degli Houston Rockets (sapendo di dover marcare Petrovic), nel prepartita rilascia una avventata dichiarazione: “Deve ancora nascere un europeo bianco che mi faccia il culo”. Petrovic (deridendolo), glie ne rifilò 44! Il 7 giugno 1993 (il giorno stesso della scadenza della sua carta d’identità, coincidenza quanto mai macabra!) di ritorno da una partita di qualificazione in Polonia, perde la vita in un incidente stradale. Il 7 giugno in Croazia è ancor oggi giorno di lutto nazionale (giorno infausto per il Basket e i suoi appassionati). Dopo la sua dipartita, il Cibona Zagabria ritira la sua maglia numero 10; inoltre, nel 2002 verrà (meritatamente) inserito nella gloriosa Hall Of Fame di Springfield (riconoscimento postumo da tributare al più grande giocatore europeo di ogni tempo). Ringrazio, come sempre, per i preziosi suggerimenti e le utili indicazioni (frutto della sua vasta conoscenza cestistica), Tommaso Ranelletti(@T_RaNeLLeTTi).

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