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Nba S.Antonio Spurs:Patty Mills

PATTY MILLS. Un aborigeno campione NBA Settembre 2014. Iniziano i Mondiali di Basket .Siamo in terra iberica. Tra le squadre partecipanti, come quasi in ogni evento FIBA, abbiamo i giallo verdi del continente oceanico, l’Australia. (facile: il girone di “qualificazione” è composto da due squadre: loro e i Tall Blacks, la Nuova Zelanda). I risultati non sono sempre esaltanti, a prescindere da un roster tutt’altro che da buttare.  Dicevamo, agli ultimi mondiali nel roster oceanico comparivano nomi di una certa notorietà, soprattutto europea, come  David Andersen e  Joe Ingles, oppure giovani promesse come Dante Exum ( 5° scelta assoluta al Draft  2014) o altri che sicuramente non sono del tutto sconosciuti a chi segue l’NBA ( Aron Baynes e Matthew Dellavedova ). Ma mancavano due nomi che potenzialmente potevano fare la differenza e migliorare il risultato finale della competizione: uno era Andrew Bogut, attualmente in forza ai Golden State Warriors e 1° scelta assoluta del Draft 2005 ( diciamo che se la cava bene a questo gioco, peccato i molteplici infortuni in carriera).  L’altro illustre assente, per motivi fisici ( operato alla cuffia dei rotatori dopo le Finals NBA 2014 contro Miami), era Patrick "Patty" Mills. Restiamo su Mills. Giocatore emotivo, personaggio alquanto originale. Origini aborigene. Orgoglioso di ciò, proviene da Torres Strait Island ( isole al confine tra Australia e Papua Nuova Guinea). Inizia a giocare a basket in una squadra creata dai suo genitori denominata “The Shadows”, composta solo da giocatori aborigeni. ( Curiosità: lo zio, Danny Morseu, fu il primo giocatore di origini aborigene a giocare l’Australia alle Olimpiadi di Mosca del 1980 ) Scelto da Portland al secondo giro ( posizione 55) del Draft 2009. La notorietà, ma soprattutto i minuti in campo, diciamo che non arriveranno immediatamente. Intanto però alle Olimpiadi di Londra 2012 si toglie la soddisfazione di essere stato il miglior realizzatore della manifestazione a 21.2 punti di media, davanti ad un certo Kevin Durant ( 19.5 ) Adesso sembra facile sapere chi è .Fino a tre anni fa il nostro si trovava incastrato tra un contratto con la lega Cinese che non lo lasciava andare e i suoi diritti detenuti dai Portland Trail Blazers. Risolte quest’ultime questioni, firma nel 2012 con gli Spurs. Ci mette due anni a conquistare la fiducia di Pop. L’anno di grazia è il 2013/2014. Passa dal 12% al 5.8 % di massa grassa. Si guadagna la stima di Popovich ( “Was a Little Fat Ass”  ecco il motivo per cui non giocava la scorsa stagione ), fornendo un contributo solidissimo in una delle migliori panchine della storia recente NBA. I numeri dicono: 18.9 minuti di media partita, con in dote 10.2 punti e il 42.5% da tre in stagione regolare, mentre nei gioca oltre 350 minuti totali, partendo dalla panchina, con 7.3 punti di media e il 40% da oltre l’arco.
Finals 2014. Lì è uscita la vera importanza di Patrick. E’ riuscito ad essere il degno sostituto di Tony Parker nel ruolo di playmaker. Mai nessuno, tra i precedenti tentativi dei texani ( George Hill, Nando De Colo per citarne due ) aveva avuto il suo stesso impatto. A tratti ha dato perfino l’impressione che gli Speroni giocassero meglio con lui che con Parker (naturalmente è solo un impressione; il rating con lui in campo era maggiore, ma va specificato il fatto che Parker giocava sempre contro i titolari avversari ). Questo per capire l’importanza che nel tempo ha acquisito all’interno della squadra. Il culmine di tutto ciò avviene nel terzo quarto di gara 5: 14 punti e 5/5 dal campo con 4 bombe da oltre l’arco che vale tre. Game, Set, Match! Bravi e attenti gli Spurs a non lasciarlo partire allo scadere del contratto la scorsa estate, e nonostante l’infortunio alla spalla che lo ha tenuto lontano dal parquet fino al gennaio scorso, siamo sicuri che questa dinamo impazzita chiamata sarà pronta per gli imminenti playoff nel tentare il back to back nero argento. Naturalmente ai Giochi di Rio 2016 teniamo d’occhio agli australiani …   TOMMASO RANELLETTI